Ezio Bosso aveva contagiato gli Italiani con la magia creata dalla propria bacchetta di direttore d’orchestra. Nonostante tutto ed oltre qualsiasi limitazione o pregiudizio, trascorrendo i propri quarantotto anni emozionando platee e combattendo, contemporaneamente da circa nove anni, una malattia neurodegenerativa che non gli ha impedito di raccontare la bellezza a suon di musica.
“Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”. Commentava ironicamente sullo stato delle proprie condizioni di salute.
La causa del decesso – avvenuto nell’abitazione bolognese dell’artista – sarebbe tuttavia attribuibile ad un cancro che gravava sull’intero quadro clinico.
Compositore prolifico
Nato a Torino nel settembre del 1971, figlio di un operaio, già a partire dall’età di quattro anni aveva avuto i primi approcci con la musica. A sedici anni lascia il nido familiare per trasferirsi in Francia e dare sostanza ad una carriera in divenire: lì, grazie ad un incontro col contrabbassista austriaco Ludwig Streicher viene instradato all’accademia di Vienna, presso la quale Bosso ha studiato contrabbasso, composizione e direzione d’orchestra.
Con il maestro milanese Claudio Abbado, il compositore instaura un sodalizio professionale e d’amicizia: alla morte avvenuta nel 2017, è lo stesso Bosso a prendere le redini dell’associazione bolognese Mozart14 per portare la musica nei luoghi del dolore, come carceri, ospedali, centri urbani distrutti da cataclismi. È stato nel tempo direttore dell’orchestra del Comunale di Bologna e della Fenice di Venezia. Al proprio attivo, aveva quattro sinfonie ed innumerevoli composizioni per orchestre.
L’addio al pianoforte
Dallo scorso novembre aveva smesso di suonare il pianoforte. “Smettete di chiedermi di mettermi al pianoforte e suonare” aveva chiesto al pubblico alla Fiera del Levante di Bari. “Se mi volete bene, non chiedetemelo più”. Ed aveva aggiunto: “Tra i miei acciacchi adesso ho anche due dita fuori uso. Se non posso dare abbastanza al pianoforte, è meglio lasciare perdere”.
Un grande divulgatore
Ha avuto il merito di riportare a far apprezzare al popolo italiano la musica classica: irripetibile il concerto di Natale dello scorso anno. Di Bosso, tuttavia, saranno ripresi gli onnipresenti inviti alla consapevolezza di noi stessi e alla considerazione della vita che s’irradia ogni giorno, in ogni attività, in ciascuno di noi.
“Noi uomini tendiamo a dare per scontate le cose belle” Diceva discorrendo del significato del brano “Following a bird”, singolo eseguito a Sanremo nel 2016 e contenuto all’interno dell’album “The 12th room”.
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