Il laboratorio artigianale che valorizza le abilità delle persone con handicap e le accompagna ad una possibile autonomia.
Il 21 Marzo segna l’inizio della primavera ed è anche il giorno in cui si celebrano due importanti giornate nazionali: quella in ricordo delle vittime innocenti della camorra e quella dedicata alle persone affette dalla sindrome di down. Una coincidenza che conferisce un alto valore simbolico ad entrambe le ricorrenze perché la primavera è il risveglio. E la storia della cioccolateria Dulcis in fundo ne racchiude più di uno.
In quella che fu la villa di uno dei tanti boss della camorra di Casal di Principe, la terra di Don Peppe Diana, vittima innocente della criminalità organizzata, sei anni fa è nata una cioccolateria grazie alla collaborazione tra Consorzio Agrorinasce, Regione Campania e Fondazione con il Sud. A metterla in piedi una mamma speciale, Tina Borzacchiello, che da trentatré anni, l’età di suo figlio Ruggero, si batte in favore delle persone affette dalla sindrome di down: un mondo nel quale è entrata in modo violento e senza alcuna preparazione dal giorno in cui i medici pronunciarono la diagnosi.
Tanti sono dubbi che attanagliano un padre ed una madre che scoprono la disabilità del proprio figlio, dalla scelta dell’approccio terapeutico, a quella della scuola cui iscriverlo ad altre decisioni meno importanti, ma di una cosa Tina e suo marito sono sempre stati certi: di una persona disabile si devono individuare le abilità residue e valorizzarle.
«Le persone down – dice Tina Borzacchiello – hanno tante risorse, bisogna volerle e saperle far emergere. Soprattutto è necessario dare loro gli strumenti per integrarsi e imparare a fare da soli».
E lo strumento per eccellenza dell’integrazione è senza dubbio il lavoro. «I disabili adulti – continua Tina – restano chiusi in casa perché per loro non ci sono opportunità, né lavorative, né di socializzazione mentre per loro è vitale avere un impegno». Dulcis in fundo nasce proprio per i disabili adulti, per offrire loro un luogo dove possono tirare fuori le abilità residue e conquistare nuove autonomie, con la dignità di poter ricevere, quando possibile, anche un compenso economico.
«Quando abbiamo iniziato – spiega la mamma di Ruggero – non sapevamo assolutamente niente di cioccolata, ma su una cosa sola avevamo le idee chiare: volevamo entrare nella bottega di un mastro cioccolataio per vedere da vicino il suo lavoro e diventare in un futuro autonomi».
Così è stato. Pian piano Tina e i suoi sei ragazzi disabili hanno imparato i segreti del cioccolato – tengono a specificare – puro, non come quello che per la maggior parte circola nei supermercati a prezzi ridicoli, anche di marche blasonate.
«Ci teniamo a fare le cose bene – aggiunge sempre Tina – e a far capire che il nostro prodotto è di qualità e nel suo costo è compresa anche la manodopera dei ragazzi che ovviamente sono un po’ più lenti, pertanto, la nostra produzione non può essere uguale a quella di un’impresa normale. Ma è proprio questo il nostro valore aggiunto: rispettare i tempi dei ragazzi che qui si sentono come a casa».
Non solo si sentono a casa, ma per alcuni il laboratorio rappresenta la prima e vera forma di accoglienza positiva, come nel caso di Lucia da anni chiusa in casa a seguito di un’importante depressione e che oggi sembra letteralmente rinata.
Una rinascita non solo personale ma di un intero territorio, privato dalla camorra della sua libertà, che già da tempo sta provando a riscattarsi. Certo, non è facile rinascere. Una volta ottenuti in gestione i beni confiscati, bisogna farli vivere destreggiandosi tra burocrazie inutili, richieste di finanziamenti, e crescita dell’impresa sociale. Nel caso di Dulcis in fundo l’obiettivo è migliorare la distribuzione del prodotto e trovare committenti stabili, così da poter assicurare un reddito dignitoso a tutti i collaboratori.
Non è facile rinascere, ma sicuramente non è impossibile. E se un bel giorno Ruggero ha detto a sua madre Tina: “Lo sai? È bello essere down”, allora è evidente che la primavera è già arrivata. E tante altre ne arriveranno ancora.