Con l’aiuto di un esperto cinefilo, abbiamo selezionato alcune pellicole uscite lo scorso inverno nelle sale cinematografiche. Da non perdere.

 Con l’estate, si sa, le giornate e anche le serate si allungano e la voglia di restarsene a casa dopo il lavoro o le altre fatiche quotidiane è davvero poca. A darci un buon motivo per uscire, magari dirigendoci in un luogo fresco, sono i cineforum estivi disseminati un po’ ovunque in tutte le città italiane, dai grandi capoluoghi di Provincia ai piccoli paesi. In programmazione i film della stagione cinematografica appena passata. Grazie all’aiuto del regista napoletano Claudio Gargano, abbiamo selezionato cinque film da vedere se ve li siete persi (o da rivevedre) nelle arene estive sotto le stelle.

 

ANIMALI NOTTURNI di Tom Ford, con Amy Adams e Jake Gyllenhaal, genere drammatico, thriller, 2016.

Trama: Una gallerista riceve, in un momento di insoddisfazione personale, un manoscritto a lei dedicato dall’ex marito, che non vede né sente da circa 20 anni. Approfittando di un week-end in cui resta sola (l’attuale marito infatti si è allontanato apparentemente per lavoro, ma in realtà per tradirla) la donna inizia a leggere il libro intitolato Animali notturni, così definita dall’ex-marito per i suoi problemi di insonnia. La lettura è un thriller che la coinvolge sin da subito e in cui non fatica a ritrovarsi, vedendo nei protagonisti le proiezioni di sé stessa, dell’ex-marito e della famiglia che lei gli negò, separandosi.

Motivazione: «Perché è un noir disturbante che riesce a unire atmosfere retrò e con una destrutturazione del racconto su più livelli narrativi. Da vedere anche per la presenza di una splendida Amy Adams nella veste di un’algida gallerista annoiata dell’upper class, dei bravissimi e volutamente dimessi Michael Shannon e Jake Gyllenhaal e di un decisamente inquietante Aaron Taylor-Johnson, qui molto lontano dai toni fumettistici di “Kick-ass”».

 

“SILENCE” di Martin Scorsese, con Adam Driver e Andrew Garfield, genere drammatico, storico 2016.

Trama: siamo nel 1633 e i giovani padri gesuiti Rodriguez e Garupe non volendo credere che il loro maestro spirituale, Padre Ferreira, mandato in missione in Giappone per fare proseliti, abbia rinnegato il cristianesimo, partono per l’Estremo Oriente sulle sue tracce. In Giappone i cristiani sono ferocemente perseguitati e i due gesuiti si affidano ad un contadino ubriacone che pur professandosi cristiano tradisce ripetutamente il suo credo religioso.

Motivazione: «perché ci pone davanti all’immarcescibilità delle idee su cui fondiamo la nostra vita e alla loro tenuta. Ci spinge a riflettere su quanto siamo disposti a sacrificarci per mantenere saldi i nostri principi e qual è il confine che separa la fedeltà a tali principi dal fanatismo? Scorsese mette  l’uomo occidentale in una posizione moralmente scomoda, incarnata alla perfezione dallo sguardo tormentato del bravissimo Andrew Garfield, uno dei due giovani gesuiti. Atmosfere livide in un Giappone del 1600 dominato dai colori terrigni e dall’elemento acqua inteso non in senso purificatore ma al contrario come strumento punitivo. Potente

 

“ARRIVAL” di Denis Villeneuve, con Amy Adams e Jeremy Renner, genere fantascienza, 2016.

 Trama: nel mondo fluttuano 12 navicelle spaziali in attesa di essere contattate. L’esercito americano ingaggia Louise Bank, esperta in materia e madre disperata per la prematura perdita della figlia, insieme al fisico teorico Ian Donnelly. L’obiettivo è quello di comunicare con gli alieni per capire le loro intenzioni. Ma non è affatto facile. Nel frattempo le potenze mondiali dichiarano guerra agli esseri indecifrabili.

Motivazione: «perché mette in gioco il nostro rapporto con il Mistero, con l’Assoluto, sfruttando efficacemente il senso di meraviglia dello spettatore. “Arrival” riesce a dire qualcosa di nuovo quarant’anni dopo “Incontri ravvicinati del terzo tipo” usando come strumento di comunicazione con gli alieni non già le note musicali, come nel capolavoro spielberghiano, ma un linguaggio ideografico i cui segni ricordano molto da vicino le macchie di Rorschach,, un linguaggio che investe talmente tanot il nostro modo di pensare da riconfigurare la percezione del reale che rimanda alla libera associazione di idee e ai complessi dell’inconscio. Ritroviamo anche qui una bravissima Amy Adams (ignorata agli Oscar) mentre aspettiamo al varco il regista, Denis Villeneuve, per il sequel di Bladerunner che uscirà in autunno».

“SPLIT” di  M. Night Shyamalan, con James McAvoy e Anya Taylor-Joy, genere thriller, anno 2016.

Trama: un giovane possiede 23 personalità che mostra alla sua psichiatra di fiducia, ma gliene tiene nascosta solo una, la più insidiosa. Rapisce tre ragazze e inizia a perdere il controllo di tutte  le sue personalità le cui barriere vanno in frantumi.

Motivazione: «perché è un thriller con un colpo di scena finale (o forse post-finale) davvero inaspettato. Un film che esplora i confini dell’Io e la labilità del concetto di identità utilizzando i codici tipici del thriller psicologico e piegandoli alle proprie esigenze narrative e filosofiche. L’interpretazione di James McAvoy, che mette in scena 5 delle 23 personalità in cui si dissocia il protagonista, è inquietante e terribilmente credibile».

“LOGAN” di James Mangold è con Hugh Jackman e Patrick Stewart, genere azione, fantasy, drammatico, 2017

Trama: El Paso 2020. Logan/Wolverine si guadagna da vivere come chauffeur e la sua capacità di rigenerazione non più quella di un tempo, oltre al fatto che il Professor X ha novant’anni e non riesce a controllare in maniera sicura i suoi poteri psichici. Ad un certo punto entra in scena una donna messicana che gli presenta una bambina di nome Laura e per lui iniziano i guai.

Motivazione: «perché è un cine-comic fuori dal coro, atipico, che potrebbe piacere anche a chi non mastica fumetti e super-eroi. Il film è lontano dalle atmosfere dei patinati cine-fumetti che oggi vanno per la maggiore: personaggi che si stagliano nella memoria e che, riecheggiando i looser dei western crepuscolari di Sam Peckimpah, devono compiere un’ultima disperata missione per potersi redimere; rudezza della messa in scena e dei personaggi stessi che sono più sboccati e cinici del solito, contesto suggestivo da road-movie fuori tempo massimo. Hugh Jackman e Patrick Stewart giganteggiano. Nel finale un dettaglio commuoverà tutti i fan degli X-men».

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