Uno yacht ormeggiato nel porto di Licata, Sicilia

“Sono 1,5 milioni di persone e detengono un patrimonio finanziario complessivo di 1.150 miliardi di euro, aumentato del 5,2 percento negli ultimi due anni: una cifra pari a tre quarti del Pil del Paese atteso nel 2020”.

È questo il quadro tratteggiato dal Censis a proposito della classe dei cosiddetti benestanti del Belpaese che secondo un valore medio superano i 760mila euro di patrimonio finanziario – per rientrare nel novero dei “benestanti” il valore orientativo del patrimonio è fissato a 500mila euro –.

Dubbi e speranze della classe agiata

“Il 75 percento di loro – riporta il Terzo Rapporto Aipb-Censis – si dice pronto a finanziare con i propri capitali privati investimenti di lungo periodo per la rinascita economica dell’Italia dopo il Covid-19. Il 71 percento consiglierebbe a parenti ed amici di investire in aziende italiane. E solo il 18 percento teme l’introduzione di una tassa patrimoniale”.

Il rapporto, che si offre anche come strumento per una migliore comprensione delle potenzialità del settore del Private Banking per una ripresa del Paese, prova a quantificare la ricchezza della classe agiata fornendo concreti esempi di impiego dei capitali.

“Persuadendo la classe agiata a tenere in forma liquida solo una quota fisiologica del proprio portafoglio pari al 7 percento – spiegano, contrapponendo il dato reale superiore al 15 percento – sarebbero immediatamente disponibili 100 miliardi di euro da investire nell’economia reale”.

Verso cosa dunque potrebbe essere dirottato tale flusso di capitali: “La costruzione di nuovi ospedali, residenze per anziani e per asili, la digitalizzazione delle scuole, la banda ultra-larga e quelle infrastrutture vitali che aspettano da decenni di essere compiute”.

Cosa sta a cuore ai ricchi

Il 46 ed il 39 percento dei benestanti sono preoccupati rispettivamente dalle malattie  e dalle minacce al reddito. Il 66,7 percento ritiene che sia opportuno investire in imprese dell’economia reale e per l’87,5 percento le priorità si condensano in investimenti in “coperture assicurative per la salute, la vecchiaia, l’educazione dei figli”.

I ricchi sono inoltre convinti in maggioranza – 53 percento – che il sistema di welfare esistente prima o poi scricchiolerà, eccezione fatta per le terapie intensive nella sanità e gli interventi salvavita. Al resto si dovrà provvedere da sé.

Foto di AffiliateJoe; fonte unsplash.com

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