tennis

Domenica 24 luglio 2022 è stata una data storica per il tennis italiano. Per la prima volta, infatti, tre atleti italiani – due uomini e una donna – sono stati impegnati in tre finali di tre differenti tornei internazionali. 

Domenica scorsa gli appassionati di tennis si saranno svegliati con una luce particolare nello sguardo: c’erano ben tre finali da seguire. E tutte con un italiano in campo! Ed è stata una grande giornata, anche se il titolo che siamo riusciti a portare in Italia è stato solo uno. Dunque, in campo abbiamo avuto Matteo Berrettini a Gstaad (Svizzera), che è stato sconfitto per 2 set a 1 dal norvegese Ruud. C’è stato poi l’emozionante trionfo di Lorenzo Musetti, che ha battuto ad Amburgo (sempre 2 set a 1) il super favorito Alcaraz. Infine, alle otto di sera, è scesa in campo a Palermo Lucia Bronzetti, che ha ceduto per 2 set a 0 alla rumena Irina Begu. Il nostro Lorenzo Musetti non aveva ancora vinto nessun torneo del circuito ATP (Association of Tennis Professionals, che è la federazione maschile; quella femminile si chiama WTA, Women’s Tennis Association). In più Carlos Alcaraz era il numero 5 del ranking mondiale, e dunque tutti i bookmakers si erano fiondati sullo spagnolo. Ma Lorenzo ha vinto, regalandoci anche dei colpi indimenticabili. In ogni caso, pare proprio che si apra – o meglio, in realtà, stia proseguendo – una stagione d’oro per il tennis italiano. Non dimentichiamo, a tal proposito, l’esplosione del talento del trentino Jannik Sinner. È dunque una stagione ancora tutta da vivere. Perché stiamo parlando di giovanissimi. 

Tennis: uno sport di silenzi, solitudini e auto-training

Il tennis è decisamente uno sport “unico”, per certi versi atipico. Tra tutte le discipline in cui si tratta di “colpire una sfera”, il tennis è sicuramente lo sport in cui si è più soli. È uno sport che compie una “radiografia dell’anima” dell’atleta. Quest’ultimo, durante gare sfibranti lunghe due, quattro, a volte cinque ore, è chiamato a contrapporsi all’avversario e a porsi davanti a se stesso. Senza poter appoggiarsi a compagni di squadra. Nel silenzio giustamente imposto agli spettatori. Deve affrontare, oltre al tennista che è dall’altra parte, anche le proprie paure, le fragilità, i cali di tensione, gli scoraggiamenti… Tutte queste cose deve risolverle da solo, lavorando sulla propria volontà, sulla propria autostima… tutto in una singola gara. Essere tennisti “forti” è difficile. Tutti gli sport sono difficili. Però, ripetiamo… qui si è soli.  E in Italia stiamo diventando davvero forti. Ma come si fa a “diventare forti”?

Le “ali dell’entusiasmo”… o un entusiasmo che fa “crescere”?

Come fa un “movimento sportivo” nazionale a “salire di livello”? In Italia la “tecnica” non è mai mancata. Il tennis però richiede energia fisica, velocità, tattica… Ma davvero queste cose “mancavano”?  Ciò che nel tennis fa la differenza, secondo molti “addetti ai lavori”, è la capacità di autocontrollo mentale, lo sfruttamento di tutte le proprie risorse psichiche, senza “dispersioni”, durante la gara. Ma… se invece ad una “nazione” occorresse una salita improvvisa della “temperatura della passione”? Quando uno sport ha “emozionato” la gente, a ciò è seguito un accostamento di più ragazzi a quella disciplina. Così fu per la pallavolo, nella stagione “mitica” della nazionale degli anni ’90. E così i “talenti”, probabilmente, vengono fuori… Negli ultimi dieci anni di “emozioni italiane” ce ne sono state. La vittoria a Parigi di Francesca Schiavone sembra ancora “fresca”. E poi la finale persa a Wimbledon da Berrettini… Forza ragazzi degli anni 2000!

 

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