Quando il business è gioco.

I giochi da tavolo e di ruolo, ed in generale i giochi di società, ricevono in Italia ancora ben poca attenzione, nonostante il numero degli appassionati cresca vertiginosamente anno dopo anno. In altri paesi l’industria del gioco è ben apprezzata e addirittura quotata in borsa, ed è anche un “campo di battaglia” tra colossi economici. Il gioco è una vera scienza, con tanto di corsi dedicati in prestigiose università e master specifici mirati non solo al game design (che è una vera e propria forma d’arte), ma anche alla commercializzazione. Il mondo del gioco cattura anche licenze di una certa importanza: basti menzionare titoli come Il Signore degli Anelli, Conan, Star Wars, o editori arcinoti come Marvel o DC. Infine, l’esplosione del fenomeno del crowdfunding ha coinvolto anche il mondo ludico.
La situazione italiana è stata particolarmente statica, come accade praticamente per qualsiasi fenomeno culturale nell’ultimo secolo e mezzo nel nostro paese. I grandi nomi del settore (per esempio Clementoni o Editrice Giochi) si sono limitati in massima parte a localizzare o produrre titoli che rientrano nella categoria di “giochi per famiglie”, spesso di basso profilo ma di un certo impatto sul mercato; basti pensare che tutt’oggi moltissimi italiani quando sentono parlare di giochi da tavolo li identificano invariabilmente con Monopoli, Scarabeo o tutt’al più Risiko (adattamenti italiani di giochi per famiglie: Monopoly, Scrabble e Risk).

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