Ingresso del Berlinale Palast in Potsdamer Platz a Berlino – Germania, febbraio 2014

Che il fondatore della Berlinale Film Festival avesse avuto dei ruoli di primo piano nei piani propagandistici della Germania nazista era cosa risaputa, che la conferma di Bauer come figura apicale del Reichsfilmintendanz – l’organo direttivo della politica cinematografica nazionalsocialista – potesse arrivare proprio dalla direzione della rassegna cinematografica era invece cosa davvero inedita.

Lo studio

A partire dallo scorso febbraio 2020, la direzione della Berlinale ha incaricato l’Istituto Leibniz per la Storia contemporanea di fare luce sulla figura, al seguito della pubblicazione da parte della stampa di fonti che mettevano in discussione il profilo del fondatore della mostra internazionale del cinema di Berlino relativamente al periodo precedente al 1945.

Lo studio, condotto dal Dr. Tobias, ripercorre i momenti salienti della vita pubblica e professionale di Bauer sulla cui strada successivamente al febbraio del 1942 ha incontrato il Reichsfilmintendanz, organo del ministero della “propaganda nazista”.

Secondo le ricerche Bauer, che dal 1951 al 1976 è stato fondatore e direttore della mostra del cinema di Berlino, ha ricoperto all’interno dell’istituzione nazista la carica di consigliere.

Bauer ed il nazismo

Ma ci sarebbe una storia ben più complessa e drammatica, oltre la carica rivestita tra il 1942 ed il 1945. Secondo il Dr. Tobias infatti “Alfred Bauer doveva essere ben consapevole dell’importante ruolo del Reichfilmintendanz nell’apparato di propaganda del regime nazista. Il suo impiego ha contribuito al funzionamento, alla stabilizzazione e alla legittimazione del regime nazista”.

Inoltre, Bauer che già dal 1933 “si unì presto alle organizzazioni nazionalsocialiste”, tra il 1945 ed il 1947 avrebbe dato avvio ad un personale “processo di denazificazione” nascondendo i precedenti ruoli ed incarichi ricoperti per il regime con menzogne ed espressioni di condanana.

Un processo di denazificazione che continua

“Le nuove scoperte – spiega il direttore esecutivo della Berlinale, Mariette Rissenbeek – costituiscono un elemento importante nel processo di gestione del passato nazista delle istituzioni culturali fondate dopo il 1945. Si pone quindi la questione di quali continuità abbiano plasmato la scena culturale tedesca negli anni del dopoguerra”.

Sulle conseguenze immediate di processi di denazificazione parziali basti pensare al “Premio Orso d’Argento Alfred Bauer” consegnato dal 1987 al 2019 a straordinari talenti, e poi sospeso dal gennaio 2020 in seguito ad indagini giornalistiche che spiegavano in maniera documentata a proposito di Bauer come di alto burocrate dell’apparato nazista. Dunque, nel tempo chiediamoci quanti illustri artisti siano stati premiati nel nome di un nazista.

Foto di Svetlana Samarkina

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