A dodici ore di distanza dalle esplosioni che hanno sconquassato il centro di Beirut, capitale del Libano, non essendo stata appurata con determinazione la verità degli eventi non è possibile spiegare gli estessi come terribili incidenti o premeditati attacchi terroristicisti.

Nell’incertezza della verità, tuttavia è possibile riproporre i dati diramati dalla Croce Rossa libanese e raccolti dai media locali – Daily Star e L’Orient-Le Jour – che parlano di un bilancio di 100 morti e 4mila feriti, il quale tende ad aggravarsi col trascorrere delle ore.

Le due esplosioni

Avvenute durante il tardo pomeriggio di martedì 4 luglio all’interno dell’area portuale di Beirut, le deflagrazioni avrebbero avuto origine in seguito all’incendio di 2.700 tonnellate di nitrato d’ammonio, sostanza altamente infiammabile con conseguenze esplosive sequestrata due anni fa e posta all’interno di hungar portuale.

Il quotidiano indipendente L’Orient-Le Jour titola oggi “Beirut, città devastata” con interi circondari cel centro cittadino distrutti in seguito all’onda d’urto provocata dalla seconda esplosione: l’Osservatorio sismico della vicina Giordania ha stimato la capacità sismica della seconda deflagrazione equivalente a 4.5 grandi della scala Richter.

Chi sono i responsabili

Il Consiglio supremo della Difesa libanese ha prospettato “la massima punizione possibile” per i responsabili della tragedia, determinata dal carico di nitrato di ammonio stipato in un magazzino del porto in seguito al sequestro di una nave nel 2013.

Esplosioni inoltre che giungono in un momento estremamente delicato per il paese che, vessato da una crisi economica precedente al lockdown determinato dalla pandemia, avrebbe venerdì assistito al giudizio in tribunale sugli esecutori dell’assassinio nel 2005 dell’ex presidente Rafik Hariri.

L’appello alla comunità internazionale

Hassane Diab, primo ministro del Libano, durante un intervento televisivo nella serata di martedì, ha diretto un “urgente appello ai paesi amici” perché collaborino con il paese al fine di fronteggiare l’entità del disastro.

Riprendendo The Guardian, la Francia invierà aiuti che permetteranno, stando alle dichiarazioni dell’ufficio del presidente Macron, di soccorrere 500 persone: pertanto due aerei, dozzine di soccorritori, un’unità di soccorso medico mobile e 15 tonnellate di aiuti. La Giordania ha predisposto l’invio di tutto il materiale occorrente per la fondazione di un ospedale da campo. La Repubblica Ceca invierà 37 soccorritori accompagnati da cani da fiuto, e Danimarca e Grecia hanno inoltrato al governo libanese la propria disponibilità nella catena dei soccorsi.

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