È l’ultima delle raccomandazioni con termine al prossimo gennaio 2021 diramate da Francoforte dalla sede della Banca centrale agli istituti bancari del Continente.

Le raccomandazioni per punti

Nello specifico, i tre punti promossi dall’Istituto centrale, sul cui recepimento sono invitate le banche europee, riguardano “non pagare dividendi e non riacquistare azioni fino al gennaio 2021; esercizio di un’estrema moderazione sulla remunerazione variabile per la conservazione del capitale; chiarimenti sul ritmo atteso per le banche di ripristino delle posizioni di capitale e liquidità”.

La Bce ha motivato le raccomandazioni – in particol modo sula redistribuzione dei dividendi – per un periodo circoscritto al fine di “preservare la capacità delle banche di assorbire le perdite e sostenere l’economia in questo ambiente di eccezionale incertezza”.

La lettera alle banche

Perché tra i punti, emerge preminente l’invito per le banche a riconsiderare le politiche sul valore di corresponsione di stipendi variabili, la Banca centrale europea ha inoltre inviato singolarmente agli istituti una lettera sull’argomento con un intrinseco appello alla prudenza, dal titolo inequivocabile “Remuneration policies in the context of the coronavirus pandemic” a proposito delle politiche di remunerazione degli istituti finanziari sotto la supervisione dell’Istituto ed in particolare maniera sulle conseguenze che tali politiche possano avere sulla tenuta del capitale di base.

Il commento del presidente del Consiglio di Vigilanza

L’economista Andrea Enria, alla guida della Vigilanza della Banca centrale europea, al seguito della pubblicazione, ha spiegato i motivi di preoccupazione in seguito all’analisi di vulnerabilità dell’industria bancaria europea, le cui conseguenze dirette sono state le odierne raccomandazioni.

Nelle previsioni, con considerazioni allo scenario macroeconomico di riferimento a cavallo tra il 2020 ed il 2022 il PIL dell’area euro dapprima “scenderà dell’8,7 percento e poi crescerà prima del 5,7 percento e successivamente del 3,3 percento”.

“In tale scenario – è l’analisi che coinvolge il settore – entro la fine del 2022 l’esaurimento del capitale aggregato per il settore bancario dell’area dell’euro equvarrebbe all’1,9 percento, riducendo il capitale primario di classe 1 – cosiddetto CET 1 – medio dal 14,5 percento al 12,6 percento”.

In tale contesto, il settore bancario rimarrebbe “ancora ben capitalizzato e capace di svolgere la propria funzione di prestiti all’economia reale”.

Ma cosa accadrebbe in uno scenario più grave?

“Crollo del PIL al 12,6 percento nel 2020 e crescita del 3,3 e del 3,8 nel 2021 e nel 2022”. Dunque, commenta l’economista “diminuzione del coefficiente aggregato CET1 di 5,7 punti e raggiungimento del 8,8 percento entro la fine del 2022”.

In conclusione una situazione difficile con problematiche per gli istituti legate alla soddisfazione dei requisiti patrimoniali minimi.

Foto di Tabrez Syed; fonte foto unsplash.com

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