È l’azione che il governo di Camberra ha intentato nei confronti delle aziende a stelle e strisce di Google Inc. e Facebook Inc. che potrebbero pagare i media tradizionali oceanici, con l’obiettivo generale di preservare la sostenibilità del giornalismo e delle aziende produttrici di notizie.
La bozza del codice di condotta
Sviluppata per conto del Governo dalla Commissione australiana per la Concorrenza ed i Consumatori, la bozza del nuovo codice di condotta, sulla cui bontà sino al prossimo 28 agosto sono invitati ad esprimersi tutti gli attori interessati, prospetta che i media tradizionali australiani “negozino pagamenti con le principali piattaforme digitali australiane”.
Alla base del codice ci sarebbe il superamento degli squilibri di potere tra le controparti “anche attraverso un processo finale vincolante di offerta finale”.
Nella pratica “se le aziende di stampa e le piattaforme digitali non riescono a concludere un accordo attraverso un processo formale di negoziazione e mediazione di tre mesi, un arbitro indipendente sceglierà quale offerta finale tra le due parti sia la più ragionevole entro 45 giorni lavorativi”.
I contenuti coperti dal codice
Sussistono tuttavia criteri per l’individuazione dei soggetti abilitati alla contrattazione: dunque, fondamentale la funzione pubblica dei contenuti verso la comunità australiana, prodotti da aziende editoriali professionali con entrate oltre i 150mila dollari.
Esclusi restano i contenuti “che non sono notizie, quali drammi, reality, intrattenimento o trasmissioni sportive”.
Nel futuro non soltanto Google o Facebook
Infatti, qualora sorgessero problematiche legate allo squilibrio contrattuale ed al pagamento relativo alla diffusione dei contenuti, il modello di risoluzione delle controversie potrebbe estendersi, riprendendo il comunicato stampa dell’ente regolatore australiano, anche ad altre piattaforme digitali.
Foto di Greg Bulla; fonte unsplash.com
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