Decisamente era ora che i metodi statistici riguardanti gli “share” di programmi video rilevati dall’Auditel svoltassero, in un mondo in cui la televisione non è più, in modo evidente, l’unico media di fruizione di informazione e di spettacolo.
L’annuncio in Senato del presidente dell’Auditel
Durante la relazione annuale al Senato della Repubblica, il presidente dell’Auditel Andrea Imperiali ha reso noti alcuni dati che potremmo definire socio-tecnologici: oggi, oltre a 45 milioni di televisori presenti nelle case degli italiani, si sono aggiunti ben 75 milioni di altre tipologie di schermi, attraverso i quali i cittadini si informano, si divertono, si intrattengono, si emozionano. Chi non ha mai visto anche solo un amico, in un orario morto della giornata, a casa o anche sul luogo di lavoro, seguire una serie tv dal cellulare?
La nuova realtà della fruizione audio-video
«La fruizione dei contenuti» ha spiegato Imperiali, «a familiare è diventata individuale, da indoor è diventata in mobilità, a lineare a on demand, grazie a circa 60 tipologie di device attraverso i quali si può accedere ai contenuti audiovisivi». È chiaro che davanti a questo scenario (affascinante, come dicevamo, anche a livello sociologico e, perché no, antropologico) un Istituto la cui mission è il rilevamento delle percentuali di ascolto debba immediatamente “rivoluzionarsi”. Va bene così.