“Con lo sblocco dei 60 milioni di euro che la Regione deve assegnare o rischia di perdere il sistema dei confidi della Campania è in grado di garantire finanziamenti alle imprese fino a 1,5 miliardi di euro. Una soluzione immediata che rappresenterebbe un propulsore formidabile per la ripresa delle attività produttive nella nostra Regione”. La proposta/provocazione è di Alessandro Limatola, segretario generale della Claai della Campania e vicepresidente nazionale dell’associazione che raggruppa le piccole e medie imprese artigiane.
Questa sua proposta si inquadra in una riflessione più generale che indica nel 2014 il momento in cui si potrà dire di essere usciti dalla crisi. Lei concorda con questa data?
“Bisogna intendersi su cosa si immagina per uscita dalla crisi. Occorre assumere la consapevolezza che indietro non si torna, niente sarà più come prima. Se qualcuno pensa che uscire dalla crisi significhi riprendere a correre come qualche anno fa, sbaglia di grosso. Altra cosa è sperare che l’evoluzione verso un sistema nuovo e un modo nuovo di concepire l’impresa e la vita possa far tornare la serenità e rimettere in moto l’economia”.
Cos’altro bisogna fare?
“Nonostante da più parti si parli di semplificazione amministrativa molto poco si è finora fatto su questo terreno. Eppure è l’unico aspetto su cui si può intervenire non solo evitando ulteriori impegni di spesa per le Amministrazioni ma potendo recuperare efficienza e, quindi, portando in ultima analisi risparmi. Siamo consapevoli che semplificare la relazione tra imprese e PA non è cosa semplice perché il deficit più importante è di tipo culturale. Può essere colmato ma richiede tempo, in alcuni casi generazioni”.
Insomma premiare i virtuosi e non vessarli. Su tutto però c’è la mancanza di lavoro, che a Napoli e in Campania rappresenta un fardello insostenibile.
“Troppi adempimenti, troppe attività formali, troppi rischi di commettere errori. Bisognerebbe semplificare le scadenze fiscali e previdenziali e quelle assicurative concentrandole ed unificandole. Ripensare le politiche pubbliche sull’apprendistato uniformando i programmi ai parametri comunitari, al fine di rendere realmente i giovani in grado di acquisire la professionalità prescelta riscontrabile agevolmente attraverso la percentuale di occupazione in esito alle attività formative svolte, appare una misura semplice che va nella direzione della modernità”.
È un elenco di sogni?
“Direi di no, sono cose che si posso fare. E comunque, sognare non è un peccato”.