Un mini grande computer.
Non avrà le dimensioni di un lampone, ma è uno tra i computer più piccoli sul mercato. Il raspberry PI è un single-board computer cioè un calcolatore che condensa su una sola scheda elettronica tutte le caratteristiche di un pc, ha una discreta potenza ed è disponibile in due modelli da 256 o 512 MB di RAM. L’idea nasce nel 2006 quando Eben Upton, Rob Mullins, Jack Lang e Alan Mycroft si incontrano all’Università di Cambridge, Dove notano, il crollo degli iscritti alla facoltà di informatica, le nuove generazioni sono più inclini al disegno web di quelle degli anni Novanta. La produzione di supporti tecnici è aumentata ma, a causa dei costi, quanti genitori sarebbero d’accordo a far smanettare il proprio figlio sul proprio smartphone o pc? Anche la scuola non riesce a fornire programmi adeguati e la possibilità, per i più piccoli, di capire cosa ci sia dietro gli strumenti che ogni giorno utilizzano. Come avvicinarli alla sperimentazione della programmazione? Come ridare il brivido di chi, sui vecchi computer di casa, tra gli anni Ottanta e Novanta, ha incominciato ad avviarsi alla programmazione? Ecco che dal 2006 al 2008 nascono le varie versioni di quello che è ormai diventato il Raspberry Pi. Di sicuro non sarà la soluzione a tutti i problemi informatici ma può essere un catalizzatore, un computer programmabili accessibili a chiunque che può diventare una vera rivoluzione.