…e non sentirle!
SCENE DA UNA PREMIAZIONE
A sollevare il Leone D’Oro, quest’anno, è stato il regista svedese Roy Andersson, per il film dal titolo surreale e così lungo da far fatica a rientrare in un tweet – Un piccione sedeva su una panchina riflettendo sull’esistenza. Una pellicola affascinante, intrisa di umorismo nero, ispirata da opere letterarie e pittoriche, ultimo capitolo di una trilogia che si è conclusa con il trionfo a Venezia. Non sono mancate le vittorie tricolore, in primis la Coppa Volpi “femminile” ad Alba Rohrwacher per la magistrale interpretazione in Hungry Hearts di Saverio Costanzo, e, nella sezione Orizzonti, Belluscone. Una storia siciliana di Franco Maresco ha conquistato invece il Premio speciale della giuria. La medesima commissione, presieduta dal compositore francese Alexandre Desplat, ha poi assegnato il Leone d’Argento alla regia di Andrej Koncalovskij, per l’apprezzato Le Notti Bianche del Postino; mentre è stato conferito il Gran Premio all’americano Joshua Oppenheimer per il durissimo documentario sull’eccidio in Indonesia The Look Of Silence. Altro statunitense vittorioso è stato Adam Driver che ha conquistato la Coppa Volpi “maschile”, anche lui per l’interpretazione nell’acclamata pellicola di Costanzo. In ambito USA, è importante anche ricordare il titolo di apertura della 71^ Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia, l’atteso Birdman, la black comedy che ritrae il cinema dentro il cinema, diretta da Alejandro González Iñárritu.
#VENEZIA71
Un’edizione notevolmente social quella del 2014 che vede il debutto del #TwitterMirror, dispositivo con il quale le star hanno realizzato selfie personalizzati con scritte e autografi, condivisi in tempo reale dall’account della biennale. Il sito www.cybion.it, specializzato nel monitoraggio dei social media, ha rilevato circa 65000 tweet fino al giorno della premiazione, il cui picco di condivisione si è registrato poco prima della proiezione di Manglehorn, con protagonista Al Pacino.
TORONTO INTERNATIONAL FILM FESTIVAL
Lasciata la laguna, quattro titoli italiani sono volati direttamente al Toronto International Film Festival: uno degli eventi cinematografici più importanti al mondo e considerato secondo – per presenza di star e attività economica – solo a Cannes. Il già citato Hungry Hearts, di Saverio Costanzo, tratto dal romanzo di Marco Franzoso “Il Bambino Indaco”, racconta d’amore e ossessioni, di cuori affamati; Anime Nere, la pellicola diretta da Francesco Munzi, un viaggio nel cuore di tenebra della Calabria, nella terra della ‘ndrangheta e nel drammatico privato di una famiglia criminale; Il Giovane Favoloso di Mario Martone, con la convincente performance di Elio Germano, che ci regala un Leopardi ribelle, un uomo dal pensiero estraneo al suo tempo, la cui mente si mostra proiettata in avanti, definito difatti dal regista “un Kurt Cobain dell’epoca”. La lista di successi tricolore termina con Senza Nessuna Pietà, esordio alla regia di Michele Alhaique, co-prodotto e interpretato da Pierfrancesco Favino. Il film è un noir ambientato nella periferia capitolina, e l’attore romano, con poche battute e intensi sguardi, riesce a raccontarci la potenza emotiva del personaggio e la sua dolorosa lotta interiore. In quest’anno di vittorie per il cinema italiano, inaugurato da La Grande Bellezza di Sorrentino, è lecito sperare in una scia positiva verso nuovi successi.